LA MEDIAZIONE FAMILIARE: CHE COS’È?

LA MEDIAZIONE FAMILIARE: CHE COS’È?

Ho sentito l’esigenza di scrivere queste righe dopo che per molte volte mi sono “scontrata” con la grandissima confusione che la gente ha riguardo a cosa sia la mediazione familiare.
Nonostante la mediazione familiare sia espressamente prevista dall’art. 155 sexies della legge n. 54 del 2006 del nostro codice civile, sono ancora in molti a non conoscerne le caratteristiche e potenzialità.
Se penso a questa disciplina, mi vien da dire che tutto il suo potenziale ruoti attorno ad un elemento cardine senza il quale non potrebbe esistere: il conflitto.

Il conflitto è infatti una variabile naturale della nostra vita, alla quale però siamo spesso abituati ad attribuire una valenza distruttiva.

A questo proposito tengo a sottolineare che il conflitto, in sé, non è né positivo né negativo ma, invece, una forza necessaria per la crescita e il cambiamento.

E sebbene il conflitto faccia sì che le parti rimangano bloccate in una posizione dolorosa, rappresenta allo stesso tempo l’opportunità di creare qualcosa di positivo per se stessi e per gli altri.
Un percorso di mediazione familiare non consiste né in un intervento terapeutico, né tantomeno in una consulenza, ma ha come obiettivo quello di riattivare il processo comunicativo che si è interrotto in seguito alla situazione conflittuale.

Molto di frequente il conflitto è presente nella realtà delle persone coinvolte in una separazione che, spesso, si trovano a vivere una condizione di timore, confusione, indefinitezza e disorganizzazione, con conseguenti vissuti di frustrazione, vulnerabilità e perdita di controllo sugli eventi.

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Durante una separazione le persone tendono a non ascoltare e a concentrarsi sulle proprie posizioni. Proprio in questi casi la mediazione familiare si va a configurare come un percorso importante al fine di riattivare i canali comunicativi per individuare degli accordi che tengano conto dei reali bisogni di tutti i componenti della famiglia sotto il profilo relazionale, organizzativo ed economico-patrimoniale.
Il mediatore familiare è pertanto quella figura terza ed imparziale che, in seguito ad una specifica formazione, aiuta le parti a comunicare in maniera rispettosa accogliendo le persone e il loro disagio attraverso l’ascolto dei bisogni e delle esigenze di ciascuno; stimola la trasformazione delle ostilità in qualcosa di costruttivo nell’interesse primario di genitori e figli, grazie alla ricerca di soluzioni personalizzate create ad hoc per le esigenze specifiche di ogni nucleo familiare in fase di trasformazione.

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Non esprime giudizi né tantomeno fornisce soluzioni pre-confezionate dato che il suo obiettivo primario è quello di aiutare la coppia a raggiungere il miglior risultato possibile per tutti i membri della famiglia (tenendo conto degli interessi prevalenti dei figli).
La mediazione familiare è un processo volontario che si articola in una serie di sedute della durata di un’ora/un’ora e mezza la cui cadenza (generalmente settimanale) ed il cui numero (che comunque non supera le dodici-quindici sedute) varia in relazione alle esigenze specifiche della famiglia. Agli incontri partecipano solamente i genitori proprio perché solo a quest’ultimi spetta la responsabilità di decidere come riorganizzare la vita della famiglia nella tutela dell’interesse dei propri figli.

Il mediatore si impegna alla riservatezza: quanto detto nella stanza di mediazione non può essere divulgato a nessun’altra persona o ente senza aver prima ottenuto il consenso scritto dei partecipanti, salvo i casi di obbligo prioritario di divulgazione. Nel corso della mediazione familiare possono essere affrontati e negoziati potenzialmente tutti gli aspetti che riguardano la famiglia: sono infatti le parti a decidere di che cosa parlare e su quali punti trovare un accordo.
Generalmente il percorso si conclude con un accordo scritto redatto dal mediatore sulla base delle decisioni della coppia e viene sottoscritto dalle parti.

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L’accordo dovrà essere portato ad un avvocato che provvederà, dopo aver controllato che non violi la legge o l’interesse dei minori, a depositarlo presso il tribunale competente dove il giudice provvederà ad omologarlo. Tengo a precisare, e su questo punto c’è ancora molta confusione, che il mediatore familiare non si sostituisce all’avvocato; solo quest’ultimo infatti sarà in grado di assicurare alle parti la tutela legale necessaria.

Mi piace pertanto pensare al lavoro delle due figure come a qualcosa di sinergico al fine di raggiungere il miglior risultato possibile nel rispetto di tutti.
Le statistiche confermano che gli accordi raggiunti dalle persone durante le sedute di mediazione sono maggiormente rispettati rispetto alle decisioni imposte da un giudice. Se ci soffermiamo a riflettere su questo dato non ci verrà difficile comprendere che gli accordi che “funzionano” non sono quelli imposti dall’esterno, ma quelli che costruiamo con le nostre mani, perché nessuno meglio di noi conosce i bisogni, le esigenze e le peculiarità della nostra famiglia.

Anna Beccari

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