Il “bambino strano” che è in noi.
Cosa significa “strano”?
Cosa comporta essere considerati “strani” in un certo contesto sociale?
La paura delle differenze si manifesta già da bambini, quando diventa importante essere accettati da chi condivide con noi le ore di scuola e di tempo libero.
Ugo è balbuziente: una “differenza” difficile da nascondere, che preoccupa anche i suoi genitori, impauriti loro stessi dalle conseguenze che la balbuzie potrebbe avere sulla vita scolastica del proprio figlio.
Non sempre gli insegnanti, peraltro, sono preparati a valorizzare le differenze dei propri alunni: è più semplice ragionare in termini di prestazioni standard che di talenti peculiari da sviluppare!
Ugo è solo ad affrontare le prese in giro del bullo della classe.
Fino a che non emerge una comunanza con un altro bambino considerato “strano”, Bernardo.
Che è dislessico: confonde le lettere e i numeri e fatica ad apprendere, certo non per pigrizia o incapacità.
Due bambini considerati “diversi” scoprono, pian piano, che la loro presunta diversità rispetto ai compagni di classe li ha resi più sensibili.
Non solo: li ha resi anche più forti e risoluti.
Spontaneamente Ugo e Bernardo saranno, infatti, in grado di ideare e realizzare un progetto di integrazione “dal basso”, che ne farà il polo di attrazione di tutta la classe.
Al punto che tutti – proprio tutti – vorranno essere “strani”.
Cosa significa, alla fine, essere “strani”?
A questa domanda, presa troppo sul serio da un mondo adulto spesso chiuso nella sua aspirazione alla “normalità”, saprà rispondere con originalità un gruppo di bambini intraprendenti.
“Il Club degli Strani” è un libro semplice e scorrevole ma che rivela, nella sua semplicità, una grande fiducia nel futuro: ossia che i bambini di oggi siano i protagonisti, da adulti, di una società più aperta ed inclusiva.
Recensione a cura di Alberto Cardino
Autore: Jordi Sierra i Fabra