Ma che cos’è il genere???
Per rispondere a questa domanda dobbiamo cercare di mettere da parte il ragionamento binario, tipico della nostra cultura (bello/brutto, vero/falso, giusto/sbagliato, maschio/femmina). Bisogna tenere alta la concentrazione perché può risultare molto difficile uscire dal pensiero binario!
Proviamo ad immaginare il genere, la sessualità, l’attrazione come se fossero un continuum variegato e favoloso!
Adesso aumentiamo la complessità.
Questo continuum si intreccia con altri fattori come l’ambiente, la società, la cultura, le leggi, ecc. formando un gomitolo composto da moltissimi fili differenti, diverso per ognun* e da cui ogni persona può tessere la sua personalissima tela.
Lo chiamerò gendergomitolo.
Come ci definiamo dipende da moltissimi fattori e sicuramente la società e la cultura in cui nasciamo e viviamo incide profondamente sulle nostre scelte.
Attualmente, purtroppo, la nostra società è ancora profondamente eteronormativa e cisnormativa. Con questi termini si intendono i pensieri e gli atteggiamenti che considerano l’eterosessualità e la completa concordanza con il sesso assegnato alla nascita come unici possibili e tutti gli altri “sbagliati”. Ciò è alla base dell’omo-lesbo-bi-trans-fobia (comportamenti discriminatori e stigmatizzanti verso persone con generi e orientamenti sessuali differenti). Come si può immaginare vivere in una società omolesbobitransfobica complica il percorso di definizione di sè delle persone non eterosessuali e non cisgeder!
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza con la terminologia, che spesso viene utilizzata in maniera inesatta provocando ulteriore confusione.
Identità di genere: è come ci definiamo.
Posso definirmi maschio/uomo, femmina/donna, transgender (che sta da qualche parte tra il maschile e il femminile), non –binary (non binario cioè oltre il binarismo di genere. Personalmente preferisco non tradurre il termine per mantenere la neutralità ed evitare di declinarlo al maschile o al femminile). Una persona si definisce cisgender quando si sente a proprio agio con il sesso che le hanno assegnato alla nascita. Una persona può anche definirsi genderfluid se si identifica con un genere o un altro a seconda del momento.
Spesso si pensa che le persone trans siano persone “che non stanno bene nel loro corpo” e quindi decidono di sottoporsi ad interventi di chirurgia per cambiare sesso (da qui i termini MtoF – da maschio a femmina e FtoM – da femmina a maschio). Questo pensiero non rispecchia la realtà e la complessità delle persone trans. Ci sono sicuramente persone che decidono di sottoporsi ad interventi chirurgici, ma ci sono anche persone che non ne hanno la minima intenzione e che vivono bene il loro corpo, semplicemente non si sentono a loro agio con la definizione binaria di maschio/femmina. Ricordo ancora un bellissimo cartellone a un Pride in cui era scritto “Alcune ragazze hanno il pene, fattene una ragione!”
Orientamento sessuale: è l’attrazione emozionale, romantica e/o sessuale che provo nei confronti di altre persone.
Posso definirmi eterosessuale se provo attrazione verso persone con un sesso diverso dal mio; gay/lesbica se provo attrazione verso persone del mio stesso sesso; bisessuale se provo attrazione verso persone del mio stesso sesso ma anche di sesso diverso dal mio. Se non provo attrazione sessuale verso le altre persone posso definirmi asessuale (ma ciò non significa che non possa provare un’attrazione romantica nei confronti di altre persone). Se provo attrazione verso una persona a prescindere dal suo genere posso definirmi pansessuale.
Queste sono solo alcune delle definizioni in uso, il gendergomitolo è molto più vasto e variegato!
All’interno del nostro gendergomitolo possiamo trovare tantissime definizioni che le persone usano per definirsi e che sono in continua evoluzione. Non sono etichette che incasellano ma sono modi per sottolineare le diversità che ci contraddistinguono e rendono favolos*
E se non trovo una definizione che mi rappresenta? Nessun problema posso crearne una tutta per me!
Espressione di genere: è come decido di esprimere la mia identità di genere. Posso decidere di rappresentare il mio genere in svariati modi, ad esempio usando vestiti che spesso vengono associati ad un genere diverso dal mio, posso decidere di truccarmi, colorarmi i capelli, ecc.
Sesso assegnato alla nascita: è il sesso che mi viene assegnato quando nasco (mica lo decido io!) sulla base dei caratteri sessuali secondari. Può essere maschile, femminile ma troviamo anche persone con una condizione intersex.
Cosa significa intersex? Quando parliamo di genitali dobbiamo tener presente che alla nascita possono essere sviluppati in maniera differente. “Intersex è un termine ombrello che comprende diverse variazioni fisiche che riguardano elementi del corpo considerati “sessuati”, principalmente cromosomi, marker genetici, gonadi, ormoni, organi riproduttivi, genitali, e l’aspetto somatico del genere di una persona (le caratteristiche di sesso secondarie, come ad esempio barba e peli). Le persone intersessuali sono nate con caratteri sessuali che non rientrano nelle tipiche nozioni binarie del corpo maschile o femminile.” (tratto da www.intersexesiste.com) Alla nascita non è detto che i genitali siano completamente definiti e molto spesso quando la situazione non è chiara i medici decidono per noi. Ma non è detto che sia la scelta giusta.
Anche i diversi livelli ormonali possono incidere sulla condizione intersex così come i cromosomi. Ad esempio nella sindrome di Klinefelter vi è un’anomalia dei cromosomi sessuali e i bambini maschi nascono con due cromosomi X più un cromosoma Y (XXY).
Anche se apparentemente può sembrare una condizione rara in realtà non lo è. Secondo gli studi della prof.ssa Anne Fausto-Sterling, l’1,7% della popolazione mondiale è intersessuale.
I movimenti per i diritti delle persone intersex richiedono l’eliminazione degli interventi chirurgici precoci su bambin* per farli rientrare nel genere maschile o femminile, si battono per rimuovere le discriminazioni e per promuovere un adeguato sostegno alle persone e alle famiglie. In ultimo (ma non meno importante) propongono formazioni specifiche al personale sanitario.
Ma quando capiamo come vogliamo definirci? Le ricerche e gli studi (tra tutti quelli della prof.ssa Diane Ehrensaft) indicano che già nell’infanzia si ha una chiara idea di chi si desidera essere. Chi sostiene che bambin* troppo piccol* non possono saperlo dovrebbe riflettere su quello che dice: se così fosse non dovrebbero saperlo nemmeno bambin* che si sentono a loro agio con il sesso che gli è stato assegnato alla nascita.
Il nostro dovere di figure educative è di accompagnare e sostenere l’esplorazione de* bambin* in modo da permettergli di definirsi nel modo che l* fa sentire più a loro agio senza subire le pressioni sociali e culturali di chi dovrebbero essere e di come dovrebbero comportarsi. Le esperienze trans non sono problematiche di per sé, lo sono all’interno di una società transfobica che le considera “errori da correggere”. Essere trans in ogni sua declinazione è la sana espressione delle infinite possibilità del genere umano. Troppo spesso accade che adolescenti e adult* abbiano paura ad esprimere la loro vera identità a causa delle pressioni sociali che fanno sentire le persone “sbagliate” se non conformi a un binarismo di genere, con conseguenze negative sulla loro salute psicologica.
A questo proposito cito il bellissimo libro autobiografico di Camilla Vivian “Mio figlio in rosa” e il progetto http://www.genderlens.org/ .
Ruolo di genere: è l’insieme delle norme e delle credenze che una determinata cultura associa al maschile e al femminile. Cioè quello che la società in cui vivi si aspetta che tu sia. I ruoli di genere sono la culla degli stereotipi di genere e dobbiamo ringraziarli per affermazioni raccapriccianti del tipo “i veri maschi non piangono”, “le donne sono propense per natura ad accudire”, ma anche i più pericolosi “se l’è andata a cercare”, “una brava ragazza non si comporta in quel modo”, “un maschio non può vestirsi in questo modo”, e così via.
Eterofobia. Credo sia necessario soffermarsi su questo termine. Eterofobia deriva dal greco “hetero”, che significa “altro, diverso”, e da “fobia”, cioè “paura, rifiuto”. Quindi il termine significa paura per tutto quello che si ritiene diverso da sé e NON discriminazione verso le persone eterosessuali (non mi sembra che le persone eterosessuali siano discriminate per il loro orientamento sessuale o vengano aggredite verbalmente e/o fisicamente per il solo fatto di esistere).
Impariamo a usare le parole nel modo giusto.
E l’ideologia gender??? Non esiste! E’ un termine inventato negli anni 90 del secolo scorso in ambienti omofobi cattolici, in cui viene appositamente modificato il significato di studi di genere (studi multidisciplinari riguardanti i ruoli e le identità di genere all’interno delle diverse culture). Si prende una parola straniera (che già fa un po’ paura) e la si inserisce in un contesto completamente diverso stravolgendone totalmente il significato.
I fautori di questa ridicola invenzione sostengono che esista una potentissima lobby LGBTQIA* (talmente potente che è discriminata) intenzionata a soggiogare bambin* indifes* per convincerli che non esistono le differenze sessuali e che la famiglia tradizionale non ha alcun valore. Il secondo obiettivo della potentissima lobby LGBTQIA* è di dominare il mondo. Lo so sembra un film di serie Z tipico della Troma Entertainment, mi sanguinano gli occhi a scrivere queste cose, ma penso sia importante ribadire che la teoria gender non esiste e non ha nessun fondamento scientifico! Cito Claudio Rossi Marcelli che con il suo solito acume ben definisce questa teoria: “”Se anche voi credete nella sacralità della famiglia tradizionale – quella dove lui lavora, lei stira e l’omosessuale gli arreda l’appartamento con gusto impeccabile – sarete d’accordo con me che serve una strategia ancora più incisiva. (…) Ritirate (…) vostro figlio dalla scuola e praticate l’homeschooling. Con voi come unico insegnante, è probabile che non scoprirà mai che nel mondo non è in atto nessun complotto e che la teoria del gender è solo uno strumento pseudo-scientifico concepito dai reazionari per spaventare i genitori più sensibili. E così vostro figlio crescerà come il maschio selvatico che avete sempre sognato che diventasse“. (Internazionale del 17/11/2014).